Caligola

Titolo originale Caligola, Genere Erotici, Italia, Stati Uniti, Anno 1979, Durata 156 minuti

Un argomento interessante e pruriginoso, uno sceneggiatore come Gore Vidal, un cast di tutto rispetto... c'erano tutto le premesse per un capolavoro e invece le cose sono andate molto diversamente. Per venire subito al dunque: ci sono scene di sesso esplicito e non simulato in questo film.

  • Titolo: Io, Caligola
  • Altri interpreti:

    Malcolm McDowell: Caligola
    Teresa Ann Savoy: Drusilla
    Guido Mannari: Macro
    John Gielgud: Nerva
    Peter O'Toole: Tiberio
    Giancarlo Badessi: Claudio
    Bruno Brive: Gemello
    Adriana Asti: Ennia
    Leopoldo Trieste: Charicle
    Paolo Bonacelli: Cassio Cherea
    John Steiner: Longino
    Mirella Dangelo: Livia
    Helen Mirren: Cesonia
    Osiride Pevarello: Gigante
    Donato Placido: Proculo
    Anneka Di Lorenzo: Messalina
    Lori Wagner: Agrippina
    Gerardo Amato: Soldato romano (non accreditato)
    Pino Ammendola: Soldato romano (non accreditato)
    Eolo Capritti: Il boia (non accreditato)
    Maria Cumani Quasimodo: Sacerdotessa di Iside (non accreditata)
    Giuseppe Maffioli: Maestro di Cerimonie (non accreditato)

Attenzione! Il seguente sommario contiene spoiler.

Per capire il film vale la pena raccontarne la genesi e la travagliata gestazione, più che la trama. La complessa storia di questa produzione spiega perchè il risultato sia così deludente rispetto alle potenzialità, a partire da sceneggiatura, regia, cast e e budget a disposizione.

Tutto comincia all'inizio degli anni settanta, quando il famoso scrittore Gore Vidal decise di scrivere una sceneggiatura per Roberto Rossellini, l'idea era di fare una mini serie televisiva sull'imperatore Caligola ma il progetto non si concretizzò.
A questo punto subentra Franco Rossellini, nipote di Roberto, che pensa di usare la sceneggiatura di Vidal per produrre un film storico a basso costo. Lo scrittore non pose obiezioni in questa fase (piuttosto che buttar via tutto il tempo speso...) e Franco si rivolse a Bob Guccione per finanziare il film. Bob accettò ma ponendo delle condizioni: era l'editore di Penthouse e voleva molte, moltissime scene di nudo.

Per i costumi venne arruolato nientemeno che Danilo Donati, lo scenografo di Fellini, il regista doveva essere John Houston o Lina Wertmuller, nel cast ci dovevano essere Maria Schneider (quella di Ultimo tango a Parigi), Malcom McDowell, Hellen Mirren, Peter O'Toole e Sir John Gielgud.

Caligola, Tiberio e un povero valletto

Houston e la Wertmuller risposero presto con un "no grazie" e la produzione prese a bordo il giovane Tinto Brass. Il regista italiano aveva girato da poco Salon Kitty che era piaciuto molto a Guccione e così venne messo al timone. Maria Schneider si ritirò dopo aver visto la quantità di scene di nudo che avrebbe dovuto girare e al suo posto venne prese a bordo Teresa Ann Savoy.

Le riprese iniziarono nel settembre del 1976 a Roma, usando il set su cui era stato girato Cleopatra e presto Brass litigò con Vidal cacciandolo dal set.

Donati deve lavorare in fretta e il risultato ne risente, in costumi in un film del genere hanno un'importanza notevole. Brass comincia a modificare pesantemente il copione, mettendo mano alla sceneggiatura e girando alcune sequenze completamente nuove.

Brass litiga anche con Donati dato che non usa i suoi set completi, litiga anche con Guccione che avrebbe voluto sesso non simulato nel film. Brass è sempre più insoddisfatto della sceneggiatura e, con l'aiuto di McDowel, ne scrive grandi parti e a questo punto Vidal, preoccupato dalla pericolosa deriva che il progetto stava prendendo, decide di allontanarsi completamente dal progetto.

In fase di montaggio arriva il colpo di stato: Guggione licenzia Brass e prende il controllo totale della pellicola, recluta in fretta e furia Giancarlo Lui e gli fa girare delle scene pornografiche ad hoc per inserirle nel film.

Messalina fa il bagno nello sperma

Il risultato finale è una pellicola piuttosto distante da come l'avrebbe voluta Tinto Brass e probabilmente più simile a come l'avrebbe voluta Vidal. Ma non abbiamo ancora finito con le disavventure di questa rocambolesca produzione...

Sia Brass che Vidal fanno causa alla produzione e questo causa ritardi nella distribuzione. Vidal si accorda e accetta un compenso di 200.000 dollari con uno sconto del 10% eliminando il suo nome dal titolo (il nome del film in origine doveva essere Gore Vidal's Caligula). Con i tribunali non è ancora finita perchè c'è uno spin off: nel 1981 Anneka Di Lorenzo (che nel film interpreta Messalina) fa causa a Guccione per molestie sessuali e nel 1990 un tribunale di New York condanna il produttore a pagare un risarcimento milionario all'attrice.

Nell'estate del 1979, finalmente, il film può uscire al cinema ma come? Della pellicola ne esistono parecchie versioni.

  • Versione integrale NTSC (156 minuti): distribuita negli Stati Uniti e in Europa
  • Versione integrale PAL: (150 minuti) versione con sesso simulato e non simulato
  • Versione teatrale britannica (149 minuti): vengono tolti 11 minuti di sesso esplicito e aggiunte delle scene alternative che causano evidenti errori nella trama
  • Versione censurata (105 minuti): versione uscita nel 1981 e autorizzata da Guccione, priva delle scene di sesso che vengono tagliate o sostituite
  • Versione censurata bis (102 minuti): uscita in DVD nel 1999 e basata su quella del 1981
  • Versione di Film 4 (143 minuti): versione creata nel 1999 dal canale Film 4 che rimuove solo le scene di sesso esplicito
  • Versione integrale italiana (150 minuti) uscita nel 2014 è la versione DVD derivata da quella integrale americana. Il film ha alcune parte con i sottotitoli in italiano dato che il doppiaggio originale nel frattempo è andata perduta
  • Io, Caligola (133 minuti): versione realizzata nel 1984 da Franco Rossellini e contiene scene non presenti in nessuna altra versione

Non abbiamo ancora finito, vale la pena di raccontare le vicende giudiziarie che hanno avuto un impatto sulla pellicola (in senso fisico e materiale del termine). Come detto il film esce nel 1979 e, nonostante tutto, ottiene un buon successo ma a seguito di molte denunce presentate da cittadini italiani i produttori vengono chiamati a giudizio e nel 1980 le 12 copie positive del film vengono distrutte per ordine del giudice.
E' solo nel 1981 che un'amnistia mette finalmente fine al reato di oscenità e così il povero Franco Rossellini si precipita a recuperare il negativo rimasto e in fretta e furia crea la versione menzionata da 133 minuti e la mette in vendita, sperando di ricavarne qualche soldo. Anche su questa versione si abbatte la scure della censura che ne taglia numerose scene e la riduce a una durata di 86 minuti e il 29 marzo 1984 il film, vietato ai minori di 18 anni, esce al cinema. Il 3 aprile 1984 il procuratore capo di Forlì ordina il sequestro del film su tutto il territorio nazionale.

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Si potrebbe fare un film sulla storia di questo film, il risultato di tutta questa complicata vicenda è un film che ho visto nella versione da 156 minuti, doppiato in italiano ma con alcune parti sottotitolate (come detto il doppiaggio originale completo è andato perduto) e non mi è sembrato affatto un capolavoro.

Non c'è da stupirsi visto il numero di cambi di direzione che il film ha subito nel corso della produzione, non è un brutto film ma è incoerente, la trama è confusa, le scene di sesso non simulato sono inserite in modo piuttosto inutile ma se si toglie il sesso da questo film non rimane niente.

Forse Vidal voleva fare un film in cui mostrava quanto turpe fosse la vita alla corte degli imperatori romani, sia Caligola che Tiberio nel film hanno un senso della morale piuttosto imbarazzante. Ci sono scene di sesso di tutti i tipi, Caligola ama la sorella ma si sollazza con chiunque gli capiti a tiro, improvvisa uno ius primae noctis ante litteram che esercita sia nei confronti della novella sposa sia in quelli dello sposo, ci sono continui ammazzamenti e violenze a corte, mancano solo le droghe pesanti ma solo perchè non erano ancora state inventate.

Magari la tesi di Vidal era che la democrazia è bella e le dittature portano a nefandezze morali, che la concentrazione di un potere illimitato nel tempo finisce per corrompere l'anima, è possibile ma il risultato è comunque debole e poco credibile. Alla fine forse aveva ragione Guccione perchè le uniche scene che hanno un senso sono proprio quello di sesso e, tolte quelle, al film resta molto poco.

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