La bella Antonia, prima monica e poi dimonia
Una delle prime commedie erotiche all'italiana (forse la seconda), boccaccesco, divertente, un po' sboccato e magari anche sguaiato, almeno per quei tempi, il film infatti è uscito nel lontano 1972. Il film è disponibile in una versione digitalizzata tutto sommato decente.
- Titolo: La bella Antonia, prima monica e poi dimonia
- Regia: Mariano Laurenti
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Altri interpreti:
Edwige Fenech: Antonia
Piero Focaccia: il pittore Claudio Fornari
Dada Gallotti: Domicilla
Riccardo Garrone: Giovanni Piccolomini
Romano Malaspina: Fosco Piccolomini
Luciana Turina: Madre badessa
Malisa Longo: Caterina
Lucretia Love: Ippolita
Elio Crovetto: Fra' Pomponio
Fortunato Cecilia: Ariosto
Umberto D'Orsi: Domenico Mincaglia
Tiberio Murgia: Fra' Filippuccio
Josiane Tanzilli: la servetta bionda
Sandro Dori: Raffaello
Carla Mancini: una suora
Gianni Pulone: un amico di Ariosto
Attenzione! Il seguente sommario contiene spoiler.
Film piuttosto divertente del 1972, è una commedia boccacesca ovvero tutti trombano tantissimo, ci sono mariti stupidi e cornuti, donne infedeli, scherzi e continui giochi parole, tutto il film è parlato in una specie di dialetto marchigiano per simulare la parlata medievale.
Antonia (Edwige al top della sua bellezza), è una giovane donna forte e intenzionata a sposare il suo innamorato, Fosco. Il padre di lei è un uomo molto avaro e non ha voglia di sborsare i soldi della dote. Antonia allora entra in convento, non molto convinta, riesce a trombarsi il fidanzato anche all'interno delle sacre mura ma poi convince il padre a scucire i soldi e sposa il suo innamorato, tradendolo il giorno stesso del matrimonio.
Accanto alla trama principale ci sono tante storielle più o meno divertenti che arricchisono la storia: il padre di Antonia oltre ad essere tirchio è un appassionato di sesso anale e si soddisfa tradendo la moglie con servette e prostitute fino a quando non scopre che anche la consorte può offrire rifugio adatto alla sua passione.
Il pittore Claudio Fornari non è capace di tenere un pennello in mano, in compenso è bravissimo a soddisfare tutte le donne che gli fanno da modella e sono molte, anche mogli invitate dai mariti cornuti a farsi ritrarre.
Nel convento delle suore (di clausura?) si tromba più che sul set di un film porno, frati e monache non perdono occasione per farsi una bella trombata. Tra i preti spicca frà Pomponio che ha un modo tutto suo di confessare le donne del villaggio e le suore.
Giovanni Piccolomini è un uomo violento e geloso, è destino che gli uomini possessivi vengano puniti in queste storie e infatti anche lui finisce per essere cornificato dalla moglie ed è lui stesso a gettarla inconsapevolmente tra le braccia dell'amante.
Al villaggio un nuovo capo d'abbigliamento per le donne suscita scandalo e viene indicato come uno strumento del demonio, si tratta delle mutande, nuovissima moda arrivata da Milano e considerata peccaminosa, il film si apre con la canzoncina "la mutanta-nda" e il tema ritorna in più punti.
Ci sono alcune scene girate in esterni a Gubbio e il film cerca di mantenere un'ambientazione medievale usando tutti i canoni che lo spettatore si aspetta. Stupiscono però alcuni errori piuttosto ingenui, è chiaro che non stiamo parlando di un film di Luchino Visconti ma, ad esempio, in una battuta si fa riferimento alla Cappella Sistina che Michelangelo non aveva ancora dipinto: è un errore o faceva parte dell'umorismo degli anni settanta?
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